recensione danza contemporanea
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Noli Me Tangere – exibart.com

Noli Me Tangere – exibart.com

Noli Me Tangere

Un reading dinamico e confessionale. Un’installazione sonora. Una coreografia in bilico tra sacro e profano. E la tensione sfuggente tra due corpi che non vuole risolversi in una presa…

La pedana polverosa del palazzo appartenuto alla famiglia Spinelli dei Principi di Tarsia registra le vibrazioni sonore prodotte dai corpi di Gabriella Riccio e Paolo Rudelli, che aprono le danze con un reading notturno, bisbigliato, raccolto. I due lettori-danzatori procedono a fari spenti, leggendo a turno brandelli di testi filosofici, letterari, religiosi dispersi nelle pile di libri collocate agli otto angoli della pedana polverosa del teatro. Otto postazioni di lettura per altrettanti punti luce che emergono dal buio nell’atto stesso di leggere. Baudrillard, Mishima, Bergson, Dante et aliter vengono bisbigliati con l’aiuto di piccole torce.

I corpi sono adagiati al suolo, contravvenendo alle regole di buona postura che una lettura in pubblico richiederebbe. Un reading dinamico, nel quale Riccio-Rudelli attraversano con traiettorie diagonali la pedana alla ricerca di nuove citazioni per emergere dal buio. Una lettura in movimento eppure discreta, quasi confessionale che preannuncia i momenti di danza nella seconda parte della performance.

Le citazioni lette, agite, attraversate mettono finalmente in movimento i due corpi di Noli me Tangere in attesa delle repliche estive al Dock11 di Berlino. I corpi – non ancora eretti – tastano il terreno, utilizzando le proprie gambe come compassi per misurare lo spazio che li circonda. La danza deprivata da ogni sostegno musicale viene riportata alla sua dimensione tattile. Il ritmo sonoro è dato soltanto dalle risonanze dei corpi nello spazio scenico catturate in presa in diretta, e re-immesse in circolazione da un mixer a quattro canali.

All’inizio della performance nessun avrebbe scommesso sul fatto che le otto torce impiegate per la lettura diventassero oggetti di scena a pieno titolo. Riccio e Rudelli le spostano al centro del palco, disponendole in due file prima di puntarle verso la parte sinistra della pedana.

Le “torce delle ribalta” illuminano gli artisti che danzano a due sulle note di una ballata calda e ruvida di Vinicio Capossela. I danzatori procedono con movimenti lenti e fluidi mentre le braccia si sfiorano intrecciandosi verso l’alto alla ricerca di una sorta di ascensione fisica, laica come in una versione astratta delle pantomime di Etienne Decroux.

Riccio e Rudelli si spogliano, affidando ancora alle torce il compito di creare una nuova configurazione scenica. I loro corpi si adagiano al suolo iscrivendo la loro posizione all’interno di due croci, suggerite dalla nuova disposizione delle luci. Le torce illuminano le piante dei piedi e i palmi delle mani come i chiodi di una doppia crocifissione.

Forse il punto di forza di Noli me Tangere risiede proprio nella scelta consapevole di lasciare irrisolta la tensione tra sacro e profano. Una tensione sfuggente evocata attraverso i corpi dei danzatori che sembrano scivolare l’uno sull’altro soltanto per non afferrarsi.

giuseppe sedia – exibart.com
pubblicato martedì 14 aprile 2009

Noli Me Tangere

Un reading dinamico e confessionale. Un’installazione sonora. Una coreografia in bilico tra sacro e profano. E la tensione sfuggente tra due corpi che non vuole risolversi in una presa…

La pedana polverosa del palazzo appartenuto alla famiglia Spinelli dei Principi di Tarsia registra le vibrazioni sonore prodotte dai corpi di Gabriella Riccio e Paolo Rudelli, che aprono le danze con un reading notturno, bisbigliato, raccolto. I due lettori-danzatori procedono a fari spenti, leggendo a turno brandelli di testi filosofici, letterari, religiosi dispersi nelle pile di libri collocate agli otto angoli della pedana polverosa del teatro. Otto postazioni di lettura per altrettanti punti luce che emergono dal buio nell’atto stesso di leggere. Baudrillard, Mishima, Bergson, Dante et aliter vengono bisbigliati con l’aiuto di piccole torce.

I corpi sono adagiati al suolo, contravvenendo alle regole di buona postura che una lettura in pubblico richiederebbe. Un reading dinamico, nel quale Riccio-Rudelli attraversano con traiettorie diagonali la pedana alla ricerca di nuove citazioni per emergere dal buio. Una lettura in movimento eppure discreta, quasi confessionale che preannuncia i momenti di danza nella seconda parte della performance.

Le citazioni lette, agite, attraversate mettono finalmente in movimento i due corpi di Noli me Tangere in attesa delle repliche estive al Dock11 di Berlino. I corpi – non ancora eretti – tastano il terreno, utilizzando le proprie gambe come compassi per misurare lo spazio che li circonda. La danza deprivata da ogni sostegno musicale viene riportata alla sua dimensione tattile. Il ritmo sonoro è dato soltanto dalle risonanze dei corpi nello spazio scenico catturate in presa in diretta, e re-immesse in circolazione da un mixer a quattro canali.

All’inizio della performance nessun avrebbe scommesso sul fatto che le otto torce impiegate per la lettura diventassero oggetti di scena a pieno titolo. Riccio e Rudelli le spostano al centro del palco, disponendole in due file prima di puntarle verso la parte sinistra della pedana.

Le “torce delle ribalta” illuminano gli artisti che danzano a due sulle note di una ballata calda e ruvida di Vinicio Capossela. I danzatori procedono con movimenti lenti e fluidi mentre le braccia si sfiorano intrecciandosi verso l’alto alla ricerca di una sorta di ascensione fisica, laica come in una versione astratta delle pantomime di Etienne Decroux.

Riccio e Rudelli si spogliano, affidando ancora alle torce il compito di creare una nuova configurazione scenica. I loro corpi si adagiano al suolo iscrivendo la loro posizione all’interno di due croci, suggerite dalla nuova disposizione delle luci. Le torce illuminano le piante dei piedi e i palmi delle mani come i chiodi di una doppia crocifissione.

Forse il punto di forza di Noli me Tangere risiede proprio nella scelta consapevole di lasciare irrisolta la tensione tra sacro e profano. Una tensione sfuggente evocata attraverso i corpi dei danzatori che sembrano scivolare l’uno sull’altro soltanto per non afferrarsi.

giuseppe sedia – exibart.com
pubblicato martedì 14 aprile 2009

Noli Me Tangere

Un reading dinamico e confessionale. Un’installazione sonora. Una coreografia in bilico tra sacro e profano. E la tensione sfuggente tra due corpi che non vuole risolversi in una presa…

La pedana polverosa del palazzo appartenuto alla famiglia Spinelli dei Principi di Tarsia registra le vibrazioni sonore prodotte dai corpi di Gabriella Riccio e Paolo Rudelli, che aprono le danze con un reading notturno, bisbigliato, raccolto. I due lettori-danzatori procedono a fari spenti, leggendo a turno brandelli di testi filosofici, letterari, religiosi dispersi nelle pile di libri collocate agli otto angoli della pedana polverosa del teatro. Otto postazioni di lettura per altrettanti punti luce che emergono dal buio nell’atto stesso di leggere. Baudrillard, Mishima, Bergson, Dante et aliter vengono bisbigliati con l’aiuto di piccole torce.

I corpi sono adagiati al suolo, contravvenendo alle regole di buona postura che una lettura in pubblico richiederebbe. Un reading dinamico, nel quale Riccio-Rudelli attraversano con traiettorie diagonali la pedana alla ricerca di nuove citazioni per emergere dal buio. Una lettura in movimento eppure discreta, quasi confessionale che preannuncia i momenti di danza nella seconda parte della performance.

Le citazioni lette, agite, attraversate mettono finalmente in movimento i due corpi di Noli me Tangere in attesa delle repliche estive al Dock11 di Berlino. I corpi – non ancora eretti – tastano il terreno, utilizzando le proprie gambe come compassi per misurare lo spazio che li circonda. La danza deprivata da ogni sostegno musicale viene riportata alla sua dimensione tattile. Il ritmo sonoro è dato soltanto dalle risonanze dei corpi nello spazio scenico catturate in presa in diretta, e re-immesse in circolazione da un mixer a quattro canali.

All’inizio della performance nessun avrebbe scommesso sul fatto che le otto torce impiegate per la lettura diventassero oggetti di scena a pieno titolo. Riccio e Rudelli le spostano al centro del palco, disponendole in due file prima di puntarle verso la parte sinistra della pedana.

Le “torce delle ribalta” illuminano gli artisti che danzano a due sulle note di una ballata calda e ruvida di Vinicio Capossela. I danzatori procedono con movimenti lenti e fluidi mentre le braccia si sfiorano intrecciandosi verso l’alto alla ricerca di una sorta di ascensione fisica, laica come in una versione astratta delle pantomime di Etienne Decroux.

Riccio e Rudelli si spogliano, affidando ancora alle torce il compito di creare una nuova configurazione scenica. I loro corpi si adagiano al suolo iscrivendo la loro posizione all’interno di due croci, suggerite dalla nuova disposizione delle luci. Le torce illuminano le piante dei piedi e i palmi delle mani come i chiodi di una doppia crocifissione.

Forse il punto di forza di Noli me Tangere risiede proprio nella scelta consapevole di lasciare irrisolta la tensione tra sacro e profano. Una tensione sfuggente evocata attraverso i corpi dei danzatori che sembrano scivolare l’uno sull’altro soltanto per non afferrarsi.

giuseppe sedia – exibart.com
pubblicato martedì 14 aprile 2009

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